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Sabato 27 Aprile 2024
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Ipogeo dei Volumni

Perugia (PG) - L'Ipogeo dei Volumni e la Necropoli del Palazzone.

Scoperta nel 1840, la tomba, uno dei più importanti monumenti dell’Etruria, fa parte della più vasta necropoli, detta del Palazzone, ora parco archeologico. Nel suo ambito è collocato l'antiquarium.
L’Ipogeo dei Volumni, scavato in profondità nel terreno e al quale si accede da una ripida scalinata, ripropone la struttura architettonica di una casa romana. Il nome della famiglia Velimna (Volumni in latino) è desumibile dalle iscrizioni poste sulle urne cinerarie e da quella sullo stipite della porta di accesso, che ricorda i fratelli Velimna, fondatori della tomba. Articolata in più ambienti, con il soffitto di quello centrale che imita un tetto in legname a due spioventi e altri a cassettoni con teste di Medusa scolpite, la tomba custodisce magnifiche urne cinerarie con teste di Medusa; quella di Arunte, notevolissima, consiste in un letto adorno di drappi, sul quale riposa il defunto nella tipica posizione recumbente. Ai lati del basamento, due demoni alati, dall'aspetto giovanile, vigilano la porta di accesso all'Ade raffigurata in pittura. La datazione del sepolcro è situabile nella seconda metà del II sec. a.C.

L'Ipogeo dei Volumni.

La grande tomba a camera, rinvenuta casualmente nel 1840, è uno dei più noti esempi di tomba gentilizia etrusca di età ellenistica, appartenuta alla famiglia dei Velimna (in latino, Volumni). Assai discussa la datazione della tomba, posta alla seconda metà del II sec. a.C., ma che, anche a seguito del rinvenimento del sepolcro dei Cai-Cutu a Monteluce si cerca di rialzare al III sec. a.C.

Nel vestibolo, sono raccolte numerose urne cinerarie dalla circostante necropoli del Palazzone, trovate in tombe per lo più a camera, a carattere familiare, e appartenenti al periodo più tardo della città etrusca. Il maggior numero di esse è di tipo architettonico con coperchio a doppio spiovente, con timpano liscio o iscritto o decorato con motivi a rilievo. Poche urne hanno sul coperchio il defunto semigiacente. La fronte delle urne è liscia, a volte solo iscritta, ovvero presenta scene figurate con soggetti mitologici.

 Una scala moderna scende al piano dell'ipogeo, scavato nel terreno naturale (il «tassello»). La porta consta degli stipiti, dell'architrave e di un lastrone di chiusura in travertino; sullo stipite destro, iscrizione etrusca verticale, relativa alla costruzione della tomba. L'ipogeo imita l'impianto di una casa romana. Si entra in un ambiente rettangolare, l'atrium: in ciascun lato lungo si aprono tre celle, i cubicula, di cui quelle estreme presentano una cella secondaria; nel lato di fondo, un decimo ambiente, il tablinium.

L'atrium ha la volta che simula un tetto ligneo a due spioventi; nel frontone d'ingresso è scolpito uno scudo fra due delfini; in quello di fondo, uno scudo fra due spade e due busti virili; a destra della porta d'ingresso alla tomba, entrando, si vedono tracce di una figura alata a rilievo.

Il tablinium, come altre celle, aveva ai lati, infissi nella parete scavata nel terreno, due serpenti in terracotta (ci sono resti di uno di essi); nella volta, una grandiosa protome di Medusa a rilievo. Nella cella sono disposte, sopra una banchina, *sette urne cinerarie; la più notevole è quella addossata nel mezzo della parete di fondo, di Arunte Volumnio figlio di Aulo, capo della famiglia: consiste in un letto adorno di drappi, sul quale sta recumbente il defunto e poggia su alto basamento fiancheggiato da *due lase, o piuttosto demoni funerari alati, di aspetto giovanile. Tra le due lase sono tracce di una pittura, forse allusiva all'entrata del defunto nell'Ade. Notevole anche l’urna con una donna seduta su ricco sedile: Veilia Velimnei Arnthial, Velia Volumnia figlia di Arunte.

La necropoli del Palazzone si stendeva attorno all'ipogeo, con numerose tombe a camera parte di età arcaica e parte ellenistica. Deriva il nome da quello della vicina villa dei Baglioni, allora proprietari del terreno. Vestibolo.

La Necropoli del Palazzone

La necropoli si stende interno all’ipogeo con numerose tombe a camera parte di età arcaica e parte di età ellenistica. Il suo nome è dovuto alla vicina Villa dei Baglioni, proprietari del terreno prima dell’espropriazione.
La necropoli, scavata nell’Ottocento e, successivamente, dal 1963 in poi, è costituita da quasi duecento tombe. I sepolcri, scavati nel terreno naturale, sono a camera, preceduti da un piccolo dromos, e si inquadrano per lo più di età ellenistica, ma in parte sono riferibili anche ad età arcaica e perciò di eccezionale interesse per la storia della città di Perugia nell’antichità.


La necropoli, inserita nel parco archeologico, è aperta al pubblico e visitabile seguendo percorsi accompagnati da pannelli didattici. Sempre nell'ambito della necropoli è l'Antiquarium, di recente allestimento, con esposizioni tematiche incentrate su aspetti della vita quotidiana.



 

[Fonte: Umbria OnLine]

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