Orvieto (TR) - La storia etrusca di Orvieto è racchiusa tra i secoli VII e III a.C., epoca in cui, con le notizie sulla distruzione dell’antica Volsinii, le tracce di quest’antica civiltà vengono meno e si perdono nel buio di una storia in parte sconosciuta.
Al periodo di maggior splendore dell’Orvieto etrusca, tra il IV e il III secolo a.C., risalgono alcune delle testimonianze più importanti specialmente nell’ambito dell’arte funeraria. Questo era, infatti, il mezzo prediletto dalle famiglie più potenti e benestanti per dimostrare la loro grandezza.
Si ritrova un esempio eclatante di questa tendenza degli aristocratici etruschi nel sito archeologico rinvenuto in località Poggio del Roccolo di Settecamini e in particolare nelle due tombe affrescate denominate Golini I e II, dal nome dello scopritore Domenico Golini che tra il 1863 e il 1865 le riportò alla luce.
Il sito, posto a un paio di chilometri dalla Badia, nel cuore della campagna che si estende ai piedi della rupe, ha restituito i due sepolcri ipogei caratterizzati da affreschi che ritraggono scene sul passaggio dal mondo dei vivi al mondo degli inferi.
Il viaggio tra la Vita e la Morte nell’iconografia etrusca
La Tomba Golini I, appartenuta alla gens dei Leinies, era costituita da un unico ambiente diviso in due da un tramezzo. Sulla parete di sinistra si leggevano scene di preparazione del banchetto funebre, con i servi intenti nella macellazione di un animale e nella disposizione di vasi per la cucina. Sulla parete a destra sono rappresentati, invece, Hades e Persefone, dei degli inferi, mentre sulla parete centrale è ritratto il defunto trasportato su una biga da dei cavalli rossi e i convitati adagiati sui klinai. Anche la Tomba Golini II, appartenuta alla famiglia Vercnas e detta anche Tomba delle due Bighe, ha un impianto iconografico ispirato al tema del passaggio tra la vita e la morte. In questo caso il defunto, trasportato da una biga con cavalli bianchi, sembra essere rappresentato due volte: al banchetto con i convitati mortali e, successivamente, diretto verso gli inferi.
Le pareti affrescate delle due tombe Golini, oggi fortemente danneggiate, sono state asportate nel 1950 per essere esposte in un primo momento presso il Museo Archeologico di Firenze e successivamente nelle sale del Palazzo Papale sede del Museo dell’Opera del Duomo. Sempre presso il Museo sono conservate preziose ceramiche a figure rosse provenienti anch’esse dalla necropoli di Settecamini.