Orvieto (TR) - In Piazza Vitozzi, un tempo chiamata Piazza della Legna, si erge un palazzo che racconta l’estro stilistico del suo proprietario originario, il nobiluomo orvietano Leandro Mazzochi.
Palazzo Mazzocchi, oggi Palazzo Cinti, è frutto del progetto di Andrea Galeotti che realizzò la facciata tra il 1829 e il 1830. Ma è soprattutto l’arredo interno a rivelare un gusto neogotico di provenienza nordica e inglese non comune nell’architettura orvietana del periodo, più orientata allo stile neorinascimentale.
Modelli neogotici miscelati a realtà iconografiche italiane e locali si ritrovano nel disegno dell’altare della cappella, disegnato dal pittore romantico Karl Gottfried Pfannschmidt tra il 1845 e il 1853, e soprattutto nel Salone Gotico (1839-1849) decorato per il Mazzocchi dal maestro d’ornato senese Alessandro Maffei.
Quello di Palazzo Mazzocchi è uno stile a metà tra l’epico troubadour romantico e tradizione locale ed è ispirato con tutta probabilità al contemporaneo restauro del coro ligneo del Duomo di Orvieto che diede avvio ad una sorta di gothic revival. Di interesse anche la lavorazione delle porte e delle finestre che ripropongono il motivo, tipico degli ambienti religiosi, della doppia bifora trilobata incorniciata da archi acuti con rosoni centrali.
All’interno del palazzo sono inoltre custodite opere pittoriche di pregio tra cui una tavola a tempera attribuita a Simone Memmi, raffigurante Maria e il Bambino con ai lati Elisabetta, Maria Maddalena, Giovanni Battista e S. Paolo, e un’altra tavola, questa di Guidoccio Cozzarelli, raffigurante anch’essa Maria con il Bambino e ai lati il Battista e S. Giuseppe.
