Orvieto (TR) - L’Acquedotto medievale: un’opera pubblica grandiosa, complessa e sfortunata, è questa la storia delle sorti dell’acquedotto che a partire dal XIII sec. ebbe il compito di approvvigionare la città di Orvieto.
L’opera fu terminata tra il 1273 e il 1276 e attraverso elementi in pietra lavorata costruiti in serie e inseriti l’uno nell’altro, portava l’acqua dalle sorgenti dell’altopiano dell’Alfina fin dentro le mura cittadine.
La complessità del manufatto lo portò però a dover subire continui interventi di manutenzione e restauro e così già nel corso del XV sec. la funzionalità dell’acquedotto risultava fortemente ridimensionata. È per questo che nel corso del XVI sec. il Pontefice Clemente VII, timoroso che la scarsità d’acqua potesse mettere a repentaglio la sicurezza del suo rifugio, ordinò la costruzione di pozzi e cisterne che potessero sopperire all’inefficienza dell’antico acquedotto.
Già nel 1662 la pianta di Orvieto realizzata in rame da Angelo Sanvitani rappresentava l’acquedotto come una struttura usurata e in disuso. Oggi i resti del nero e rettilineo muraglione attraversano la vallata ai piedi della rupe e si intersecano con i sentieri naturalistici e archeologici dell’Anello Orvietano gestito dal P.A.A.O. (Parco Archeologico e Ambientale dell’Orvietano).
Acquedotto Medievale
[Fonte: Umbria OnLine]