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Giovedì 18 Aprile 2024
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Chiesa di San Bevignate

Perugia (PG) - L'edificio risulta in costruzione tra il 1256 e il 1262 e fu poi Bonvicino, un frate cavaliere assai influente durante i pontificati di Gregorio IX, Innocenzo IV e Alessandro IV, a concretizzare il progetto dei Templari. Nel 1283, la Chiesa era senz' altro terminata insieme alla torre campanaria.

II monastero, come appare dalle analisi delle murature, fu costruito in una seconda fase attaccando la torre ad un' altro edificio preesistente del quale non si conosce la destinazione d' uso.

Il monastero doveva apparire assai diverso da come lo vediamo oggi: con piccole finestre e un portale gotigo con tettoia di cui rimangono evidenti tracce, nonostante gli interventi eseguiti senza alcun criterio nei secoli XIV e XVI. II pozzo ottagonale in pietra faceva parte del complesso monasteriale il quale era circondato da una grande cinta di mura interrotte in prossimità della facciata, dell'abside, dell' antica porta d' ingresso. E' difficile stabilire se questo edificio sia precedente o contemporaneo alla Chiesa. Nel 1312, con la soppressione dell'Ordine templare, il monastero passò ai Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme.

Nel 1324 Ricco di Corbolo, un mercante di Perugia, acquistò tutto il complesso e vi insediò una comunità monastica femminile per la moglie Caterina, la figlia Coluccia ed altre 23 monache, posta sotto la regola dell'Ordine di San Giovanni.

Nel 1517, per problemi economici, le monache furono costrette ad abbandonare il monastero che ritornò in possesso dell'Ordine di San Giovanni di Gerusalemme. Da quella data la chiesa perde progressivamente d'importanza e nel 1860, con la soppressione di vari enti religiosi, la chiesa diviene proprietà del Comune ed è definitivamente secolarizzata.

La chiesa, negli ultimi secoli, ha subito numerose trasformazioni strutturali, la maggior parte delle quali abbastanza improprie: da deposito legnami a canile, da caserma dei Vigili del fuoco a magazzino.

Nel 2003, è stato progettato un intervento complessivo legato alla conoscenza dell’edificio e alla sua storia. Altri fondi hanno permesso di di intervenire globalmente su tutta la struttura. Nel 2005 si è messo in opera il progetto che prevede la trasformazione dell'unica navata della chiesa in una sala per eventi culturali e l'intero complesso ospiterà un centro internazionale di studi sull'Ordine dei monaci guerrieri che difendevano gli itinerari dei pellegrini in Terra santa.

La tipologia del tempio, nato come luogo di culto di un ordine militare, mostra strette affinità con le spoglie e disadorne cappelle fatte costruire dai frati cavalieri in Palestina e presenta le stesse caratteristiche architettoniche della chiesa di Santa Maria di Monteluce e dell'abbazia di Santa Maria di Valdiponte a Montelabate, costruite sulla medesima linea di orientamento campagna-città su cui è posta la stessa San Bevignate. Sia pe la posizione fuori delle mura cittadine, si a per le consuetudini edilizie del tempo, è presumibile che l’agglomerato fosse protetto da una primitiva cinta muraria, forse quadrata, che si raccoglieva sotto la facciata sud-est del tempio.

All'interno, di forma rettangolare, è una navata unica divisa in due campate da tre colonnini tondi su cui scaricano gli esili costoloni poligonali delle volte a crociera che la ricoprono (mentre la copertura originale doveva essere a capriate); l'abside quadrata, posta al di sopra di una cripta e leggermente rialzata rispetto al piano della chiesa, è introdotta da un grandioso arco trionfale.

La cripta al di sotto della confessione si presenta molto angusta; vi si accede dalla sacrestia tramite uno stretto corridoio che conduce alla nicchia, chiusa da un cancello, nella quale è alloggiata una piccola urna in legno già contenente le spoglie del santo (traslate nella cattedrale nel 1608). Dietro l'altare troviamo uno dei tre pozzi che caratterizzano l'intero complesso e probabilmente quello che la tradizione vuole sia stato fatto sgorgare dallo stesso Bevignate.

Il cantiere pittorico sermbrerebbe inaugurarsi nel settimo decennio, in immediata successione alla conclusione della fabbrica, e si qualifica per un linguaggio semplice e discorsivo, caratterizzato da una grammatica figurativa efficace ma di segno popolare, esito di un sermo rusticus sviluppatosi nella prima metà del secolo che ha lasciato traccia in città nella decorazione della chiesa di San Prospero (vedi).
La complessa successione di motivi e scene che si dispiegano nella navata e nel coro è intessuta entro una fitta impalcatura di partiti geometrici, cornici decorative e falso apparecchio che ricompongono in una trama unitaria i temi di carattere liturgico, devozionale e apologetico sviluppati al suo interno.
Tutta la storia del luogo traspare in modo evidente dai cicli iconografici di diverse epoche compresenti sulle pareti: la Processione di flagellanti, la splendida Battaglia fra templari e musulmani e la breve Legenda di san Bevignate, sul cui mantello molti pellegrini e devoti incisero i propri graffiti nel corso del Quattrocento e del Cinquecento. Nella cella absidale, dove compaiono anche numerosi motivi simbolici collegati con l'Ordine templare come croci cosmologiche e stelle, si susseguono dipinti (1260-1270) vicini per stile ad altri esempi perugini del XIII secolo, come quelli in San Prospero. A questa stessa fase decorativa appartengono anche gli affreschi dell'arco trionfale e della controfacciata, mentre ad un periodo successivo, databile intorno al 1280 (probabilmente coincidente con una riconsacrazione della chiesa), sono riferibili le figure di Apostoli distribuite per tutto il perimetro dell'edificio.


I lavori di restauro hanno riservato una gradevole sorpresa: è stato rinvenuto un ampio tratto di pavimentazione in cotto e, a una quota inferiore, un tratto di pavimentazione in mosaico di periodo romano attribuibile a una domus romana. Gli scavi sotto la navata, a cura della Soprintendenza Archeologica, hanno restituito un sistema di cinque vasche diverse per tipologie e superfici. Due sono collegate tra loro e presentano una pavimentazione a mattoncini disposti a spina di pesce. In una di queste è stata recuperata anche una moneta di bronzo, databile tra il III e il II secolo a.C. Sono stati inoltre rinvenuti dei canalicoli simili ai moderni impianti fognari. Secondo gli esperti, che lo hanno definito un reperto molto raro, si tratterebbe di un impianto artigianale per il trattamento dei tessuti (fullonica).



   






   

 

[Fonte: Umbria OnLine]

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